sabato 21 ottobre 2017

Cinema: IT di Andrés Muschietti

Dopo alcuni mesi di assenza torno ad aggiornare il blog con un'altra recensione di uno dei film più attesi degli ultimi anni, "IT".


"IT" racconta la storia di un gruppo di ragazzini, i Perdenti, che nell'estate del 1989 si ritrovano a dover affrontare una creatura che ha la capacità di dare vita alle paure delle sue vittime e che dà loro la caccia. Il film è diretto da Andrés Muschietti, regista di "Mama", ed è il primo adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Stephen King, opera che era già stata trasposta sul piccolo schermo nel 1990 con la famosissima miniserie che vedeva come protagonista Tim Curry nei panni di Pennywise (l'unico elemento degno di nota di un adattamento mediocre che, riguardandolo oggi, mostra ancora di più tutti i suoi limiti).
Il film inizialmente doveva essere scritto e diretto da Cary Fukunaga, regista degli otto episodi della prima stagione di "True Detective" e di "Beasts of No Nation", ma in seguito a divergenze creative il progetto è stato dato in mano a Muschietti, con Gary Dauberman che ha riscritto la sceneggiatura, mantenendo alcuni elementi presenti nella prima stesura ma cercando di avvicinarsi di più al materiale di partenza, e come detto spostando gli avvenimenti dalla fine degli anni '50 alla fine degli '80, per rendere più familiare l'atmosfera e, probabilmente, anche per rendere più attuale il secondo capitolo.

Ormai sono passati quarant'anni dal primo adattamento di un romanzo di Stephen King ("Carrie" nel 1976), e col tempo abbiamo potuto vedere come sia possibile tirar fuori grandissimi film o pellicole al limite del trash dalle opere dello scrittore del Maine.
Solo quest'anno, tra cinema e televisione, abbiamo avuto diverse dimostrazioni di come avvicinarsi ad un libro di King: rimanere fedeli, riuscendo a cogliere lo spirito del materiale di partenza, concentrandosi sugli aspetti più importanti ed i più funzionali a livello cinematografico (l'ottimo "Gerald's Game"); seguire a grandi linee la trama ma prendendosi pochi rischi (la prima stagione di "Mr. Mercedes", molto buona all'inizio ma poco convincente negli ultimi episodi), e poi si possono fare disastri su tutta la linea senza capirne il come ed il perché (il "The Mist" televisivo e la più grossa delusione degli ultimi anni, "The Dark Tower").
"IT" per fortuna rientra nella prima categoria: infatti, partendo dal presupposto che fare un adattamento totalmente fedele sarebbe stato impossibile vista la quantità di eventi presenti nel libro, il film di Muschietti riesce a non tradire gli aspetti più importanti del romanzo, facendo rivivere le atmosfere e dando risalto alle idee ed ai messaggi che sono alla base dell'opera di King, dando vita ad un coming of age a tinte horror.
Da qui in poi inizierò a parlare del film in maniera più dettagliata, cercando comunque di evitare grossi spoiler, consiglio comunque di continuare la lettura solo dopo aver visto il film e di farmi sapere nei commenti le vostre opinioni.



Tra gli elementi ripresi con più successo dal romanzo, una delle cose che ho più apprezzato è stata la resa degli adulti e la "corruzione" di Derry, già nei primi minuti con la famosissima scena di Georgie fino a passare all'attacco della banda di Bowers ai danni di Ben, senza dimenticare poi il terrificante padre di Beverly, uno degli elementi più importanti del romanzo e che ha contribuito a sottolineare la situazione dei protagonisti ed a renderla ancora più inquietante, lasciati in balia delle proprie paure e per questo ancora più uniti nel cercare di combattere un nemico invisibile agli occhi degli adulti. Un piccolo dettaglio che personalmente ho adorato è stato il programma televisivo che ritroviamo più volte nel corso del film dove si parla di clown, delle fogne e di galleggiare, un'ottima idea a sottolineare ancora di più questo aspetto molto importante della cittadina, ormai sostanzialmente succube del potere di IT.


La buona riuscita del film passava soprattutto dal cast e dell'alchimia tra i protagonisti: il lavoro fatto in fase di casting è stato perfetto, i Perdenti sono il fulcro della storia, il rapporto tra loro è costruito benissimo e sono tutti ben caratterizzati (giusto Mike e Stanley hanno un ruolo leggermente più marginale), dando giustamente spazio soprattutto alle loro paure, ed i sette (otto contando anche Jackson Robert Scott, interprete di Georgie) attori scelti hanno fatto un lavoro magistrale.
Su tutti mi sento di sottolineare le performance di tre che, per quanto mi riguarda, hanno rubato la scena: Jack Dylan Grazer, interprete di Eddie, che ha una delle migliori battute del film ed è stato bravissimo nel dare vita alle fobie ed alle paranoie del personaggio indotte dalla madre; Finn Wolfhard, fantastico nei panni di Richie, ogni suo momento è oro e sceglierlo per un ruolo sostanzialmente opposto rispetto a Mike di "Stranger Things" è stata un'idea geniale; e Sophia Lillis che è semplicemente perfetta, bravissima a tratteggiare tutte le sfumature caratteriali di Beverly, con le sue paure e la sua grande forza.


E poi c'è lui, Pennywise: nel film viene data molta importanza alla sua capacità di trasformarsi in base alle paure della vittima, quindi il clown si vede solo in determinati momenti, ma nelle tre scene più lunghe e più importanti Bill Skarsgård regala una grande performance, sfruttando la sua fisicità e facendo un ottimo lavoro anche con le varie tonalità della voce, in particolare nella scena iniziale con Georgie, dando credibilità al momento e riuscendo a passare, nel giro di pochi secondi, da clown che cerca di essere amichevole con lo sfortunato bambino a mostro famelico. A questo proposito, l'uso della CGI ha aiutato a sottolineare l'aspetto più mostruoso di IT, rendendo il personaggio ancora più completo.


Tornando agli aspetti più tecnici, Muschietti ha fatto un ottimo lavoro in fase di regia, costruendo alla perfezione ogni momento, grazie anche alla sceneggiatura che porta ad affezionarci subito ai protagonisti, facendoci stare in ansia con ed insieme a loro nelle scene più horror, come ad esempio durante la prima visita alla casa di Neibolt Street e nella scena del proiettore, ed in quelle più tese come nella parte finale e nello scontro con i bulli, e strappandoci più di un sorriso nei momenti più distesi.
Per fortuna, a differenza di quanto visto nell'ultimo trailer e nell'ultima mezz'ora di "Mama", non ci sono jump scares, motivo in più per lodare il lavoro di Muschietti che aveva già dimostrato, soprattutto nella prima parte del suo precedente film, di avere idee chiare su come mostrare l'orrore. Da sottolineare anche il lavoro in fase di montaggio e la fotografia.
Sono riuscito a vedere il film sia in lingua originale che doppiato, ed a questo proposito ho trovato buono il doppiaggio di Pennywise, mentre invece molto meno quello dei Perdenti, fatta eccezione forse solo per Bill e Mike, quindi il mio consiglio spassionato è di guardarlo anche in lingua originale per poter apprezzare al meglio le performance del cast.


In conclusione, da grande fan di Stephen King e del romanzo sono molto soddisfatto, "IT" è riuscito a non deludere le alte aspettative ed è uno dei miei titoli preferiti degli ultimi anni, attendo con ansia l'uscita in home video dato che Andy e la produttrice Barbara Muschietti hanno già confermato che uscirà una director's cut con circa 15 minuti aggiuntivi, ed è stata annunciata l'uscita del secondo capitolo che arriverà nelle sale (questa volta si spera in contemporanea) a settembre 2019.

giovedì 6 aprile 2017

Cinema: Split di M. Night Shyamalan (SPOILER)

Torno ad aggiornare il blog dopo più di un anno per parlare di un film che attendevo molto e che mi ha sorpreso come non succedeva da tempo: “Split”, ultima opera di M. Night Shyamalan.


Ho sempre avuto un rapporto speciale con M. Night Shyamalan. Sì, nella sua carriera ha preso delle cantonate pesanti e per anni ha dato l'idea di aver completamente perso la bussola: i primi problemi sono nati con “The Happening” (conosciuto qui in Italia con il titolo “E Venne il Giorno”), arrivando poi a “The Last Airbender” ed “After Earth”, due pellicole che hanno rappresentato il punto più basso della carriera del regista, ricevendo recensioni negative sia dalla critica che dal pubblico e risultando anche dei flop a livello d'incassi, partendo da budget piuttosto alti.
Senza tralasciare poi il dimenticabile “Devil”, dove figurava come produttore ed autore della storia, e l'approdo in televisione con una delle serie più nonsense degli ultimi anni, “Wayward Pines”.
Ma prima di questi cinque anni disastrosi, Shyamalan era riuscito ad imporsi come uno degli autori più riconoscibili ed importanti del cinema di genere: incensato da tutti dopo il successo di “The Sixth Sense” e le sei nomination agli Oscar, era riuscito a confermarsi e, per quanto mi riguarda, anche a superarsi con “Unbreakable”, “Signs” e, soprattutto, “The Village”, che è uno dei miei film preferiti in assoluto.
La regia, dei cast sempre azzeccatissimi, la collaborazione con alcuni fantastici direttori della fotografia (penso soprattutto a Roger Deakins in “The Village”) e le sempre bellissime colonne sonore firmate da James Newton Howard hanno fatto si che Shyamalan diventasse uno dei miei registi preferiti, uno dei pochi con la capacità di intrattenermi e farmi provare qualsiasi tipo di emozione possibile, al netto di qualche passaggio a vuoto in fase di sceneggiatura (penso in particolare a “Lady in the Water”, un film comunque fin troppo bistrattato che io ho sempre apprezzato).

Dopo gli anni orribili fatti di Razzie Awards ed insuccessi, l'incontro con il produttore Jason Blum ha dato nuova linfa al regista di origini indiane, con l'uscita al cinema nel 2015 di “The Visit”, per quanto mi riguarda un horror non del tutto riuscito ma con alcuni momenti degni di nota, segno che qualcosa stava finalmente cambiando.
Ed infatti dobbiamo tutti ringraziare l'esistenza di “The Visit” ed il successo avuto al botteghino, perché senza questo film non avremmo avuto il vero (e si spera) definitivo ritorno del regista.
Da qui inizierò a parlare di “Split” in maniera piuttosto dettagliata e con dei grossi spoiler, quindi vi consiglio di riprendere la lettura subito dopo aver visto il film, e magari anche di commentare e farmi sapere la vostra opinione.


SPOILER


“Split” è la storia di Kevin Wendell Crumb e delle sue 23 (o 24?) personalità, e nel corso del film assisteremo a tre filoni narrativi: la parte principale ambientata in un sotterraneo, dove il protagonista tiene prigioniere tre giovani donne, tra cui Casey, di cui conosceremo il passato traumatico attraverso dei flashback; la terza storyline è ambientata al di fuori delle mura del rifugio di Kevin, più precisamente nello studio della dottoressa Fletcher che ha in cura l'uomo ed è a conoscenza della sua situazione.
Già dall'inizio del film veniamo a conoscenza della possibilità che esista un'altra identità, chiamata dalle altre la Bestia; le due personalità più forti, Dennis e Patricia, spingono per fare in modo che questa Bestia riesca a mostrarsi ed a prendere il controllo della luce, mentre le altre cercano, appena ne hanno la possibilità, di richiamare l'attenzione della Fletcher, avvisandola del pericolo imminente.


In “Split” ritroviamo molte componenti che hanno reso speciali i primi film di Shyamalan, a partire proprio dalla regia, con tanti primi piani, alcune splendide carrellate tra i corridoi del rifugio di Kevin ed i suoi soliti sinuosi piani sequenza. In particolare, già nei primi minuti, la scena del rapimento di Casey e delle altre due ragazze da parte di Kevin è il segno del ritorno di un grande regista, che sa come muoversi, creare tensione e ad insinuare i primi dubbi nella mente dello spettatore, riuscendo inoltre a costruire, in pochi secondi, un rapporto che poi si evolverà nel corso del film.
L'altro punto a favore di “Split” è il cast, in particolare i tre attori principali: il lavoro di Betty Buckley, interprete della dottoressa Fletcher e già vista brevemente in “The Happening”, è notevole, in particolare nella scena in cui cerca di smascherare la vera identità in controllo durante una delle ultime sessioni; Anya Taylor-Joy riesce a dimostrare, dopo la splendida performance in quel bellissimo film che è “The VVitch”, di essere una delle stelle più promettenti del cinema, utilizzando al meglio soprattutto lo sguardo magnetico e la sua fantastica presenza scenica.
E poi c'è lui, il protagonista del film, James McAvoy: da quando l'attore scozzese ha iniziato a vestire i panni di Charles Xavier la mia simpatia nei suoi confronti è aumentata a dismisura, e qui ci regala una delle migliori performance degli ultimi anni: delle 24 personalità di Kevin, ce ne vengono mostrate nove, con particolare enfasi su quattro e, soprattutto quando deve cambiare personalità nella stessa scena, è impossibile non rimanere colpiti dalla sua interpretazione.
Personalmente ho adorato Hedwig (in particolare la scena del ballo) ma, tornando alla scena di cui parlavo precedentemente, il momento in cui rivela alla dottoressa di essere Dennis sotto mentite spoglie è stato l'highlight della sua performance, una scena magistrale.


Fino a qui, ho volutamente lasciato da parte quella caratteristica che ha reso Shyamalan particolarmente famoso, il suo trademark: il twist, la sua grande capacità in fase di sceneggiatura di dare un senso ad elementi apparentemente marginali e di renderli centrali e fondamentali per la storia, di ribaltare il punto di vista dello spettatore pur riuscendo a mantenere una coerenza interna rispetto a quanto visto fino a quel momento.
Ed in “Split”, il twist a là Shyamalan assume proprio questa forma svelandoci, solo negli ultimi minuti, la vera natura del film.

They say this one has a surprise ending

La Bestia infatti è reale e, come viene accennato durante il film, nasce dalla convinzione di riuscire ad elevare ogni singolo aspetto della propria persona, diventando quasi un super umano, aumentando la massa corporea e riuscendo anche a sfruttare superfici adatte per potersi arrampicare e, fondamentalmente, strisciare sui muri.
L'arrivo della Bestia da quindi una svolta al film ed apre la strada alla sorprendente rivelazione, che viene costruita da Shyamalan in maniera al dir poco perfetta, strizzando l'occhio ai fan già dalla scena della liberazione di Casey dai sotterranei dello zoo in cui Kevin lavora, con delle note musicali molto familiari a chi ha amato uno dei primi lavori del regista e che, durante il discorso finale allo specchio di Dennis e Hedwig, pronti a farsi guidare dalla Bestia una volta per tutte, diventeranno sempre più chiare svelando la vera natura del film: "Split" è infatti il sequel di "Unbreakable", più precisamente la storia d'origine di un supervillain.
La ciliegina sulla torta arriva nell'ultimissima scena, con il cammeo di David Dunn, l'eroe di “Unbreakable” interpretato da Bruce Willis, che cita la sua grande nemesi, “L'Uomo di Vetro”, l'indimenticabile Elijah Price interpretato dal grande Samuel L. Jackson.


Per me è difficile giudicare il film senza tener conto delle emozioni provate durante gli ultimi cinque minuti, passati tra esclamazioni di sorpresa e gioia, mani davanti alla bocca e palpitazioni: in primis perché, come si sarà capito da questa descrizione, sono uno spettatore molto "passionale": quando un film (o una serie tv) fanno breccia nel mio cuore diventano speciali (come detto in precedenza, Unbreakable" è sicuramente tra i miei film preferiti, secondo solo a "The Village" tra quelli del regista), ed in aggiunta, arrivare al cinema senza essere a conoscenza di questo incredibile colpo di scena, cosa rara al giorno d'oggi, hanno fatto diventare "Split" una delle esperienze cinematografiche migliori della mia vita, soprattutto se si pensa alla ormai diffusissima abitudine di mostrare gli highlight dei film già nei trailer e le recensioni o gli articoli che dopo pochi giorni dall'uscita nei cinema tendono a spoilerare eventi importanti delle pellicole più attese (uno degli ultimi esempi è collegato a "Fantastic Beast and Where to Find Them).
Sempre a questo proposito, Shyamalan ha proiettato il film praticamente ovunque per diversi mesi prima dell'uscita ufficiale, ed è infatti rimasto molto soddisfatto del comportamento delle persone che avevano avuto la fortuna di assistere a quelle anteprime, lasciando la possibilità a tutti di vivere questa fantastica esperienza senza la minima idea di cosa sarebbe successo.
In chiusura, "Split" è sicuramente il grande ritorno di un regista che, con l'aiuto di un produttore capace e senza la pressione di un grande budget, è riuscito a dimostrare di non aver perso il suo tocco e che, in futuro, potrà regalarci altre soddisfazioni, magari iniziando proprio dall'ultimo capitolo della trilogia di "Unbreakable", la cui sceneggiatura sembra già essere in fase di scrittura.

martedì 29 dicembre 2015

Best of 2015 - Le Migliori Serie

Dopo tre mesi di inattività, ho deciso di aggiornare il blog approfittando della fine dell'anno, così da poter dare uno sguardo a questi 12 mesi televisivi: è stato un anno molto positivo, con alcune delusioni ma con tantissime piacevoli sorprese e fantastiche conferme.
Nonostante l'ottima qualità generale e le oltre 50 serie viste durante l'anno, mi sono reso conto che, provando a stilare tre classifiche come un anno fa (migliori episodi, personaggi e serie), fatta eccezione per una o due posizioni, comparivano sempre gli stessi show; per evitare quindi di essere fin troppo monotono, ho deciso di concentrarmi solo sulla classifica delle migliori serie dell'anno.
Tra le serie che sono rimaste fuori dalla top ten per pochissimo ci sono Louie, Daredevil, Better Call Saul, Sense8, Flesh and Bone e Show Me a Hero.
Ecco quindi le mie dieci serie preferite del 2015.


MIGLIORI SERIE


10. Mr. Robot, USA Network
Una delle migliori sorprese dell'anno, passando da puro intrattenimento estivo a vero e proprio fenomeno, grazie ad un grande protagonista, interpretato dall'ottimo Rami Malek, e alle varie teorie nate durante il corso della stagione: la Evil Corp esiste o è solo frutto della mente di Elliot? E chi è Mister Robot? Tra trip allucinanti e colpi di scena, lo show ha fatto centro, creando grande curiosità per la seconda stagione.
Migliori episodi: 1x06 - eps1.5_br4ve-trave1er.asf, 1x09 - eps1.8_m1rr0r1ng.qt



9. Ash vs Evil Dead, Starz
Il ritorno di un'icona del cinema horror, con il regista che ha dato il via al mito, su un canale senza alcun tipo di restrizione: gli ingredienti per il perfetto seguito della trilogia di "Evil Dead" c'erano tutti, e le aspettative non sono state deluse. Nonostante gli anni passati, Bruce Campbell ha confermato di essere un fantastico attore, mostrandoci un Ash un pò appesantito ed arrugginito, ma sempre con la battuta pronta, la solita spavalderia e il suo innato talento nel combattere il male, grazie anche all'aiuto di due ottimi comprimari. Ma soprattutto, la serie ha reso reale quello che sembrava dover restare solo un sogno dei fan: rivedere il nostro eroe tornare nel luogo dove tutto è iniziato.
Migliori episodi: 1x01 - El Jefe, 1x08 - Ashes to Ashes



8. Documentary Now!, IFC
Bill Hader, Fred Armisen e Seth Meyers: tre dei migliori comici dell'ultima generazione d'oro del "Saturday Night Live", ancora insieme per questa serie che nasce da uno sketch su una finta band punk inglese. Lo show non si è limitato alla parodia di celebri documentari, ma è riuscito a creare dei veri e propri capolavori, grazie alla maniacale cura dei dettagli, una regia cinematografica ed all'innato talento dei due interpreti, Hader ed Armisen. Passando dalla commedia all'horror, fino ad arrivare alla creazione di una finta band ed a costruire, in soli 40 minuti, una delle storie d'amicizia più toccanti mai viste negli ultimi anni in televisione.
Migliori episodi: 1x04 - The Eye Doesn't Lie, 1x06/07 - Gentle and Soft: The Story of the Blue Jean Committee



7. Penny Dreadful, Showtime
Dopo il positivo debutto di un anno fa, "Penny Dreadful" è riuscita ad imporsi come una delle migliori serie del panorama televisivo attuale: non si distinguerà per colpi di scena o complicati intrecci di trama, ma è quasi impossibile trovare in altri show un gruppo di personaggi così meravigliosi nel loro essere pieni di difetti e problemi, grazie anche ad un cast che rasenta la perfezione.
Migliori episodi: 2x09 - And Hell Itself My Only Foe, 2x10 - And They Were Enemies



6. Banshee, Cinemax
Lo show più adrenalinico attualmente in onda, con scene d'azione coreografate alla perfezione, nemici sempre più pericolosi e tanti colpi di scena. Ma "Banshee" ha dimostrato di essere anche una grande serie dal punto di vista tecnico e capace di costruire ottimi personaggi, grazie anche alle interpretazioni del sempre più convincente cast.
Migliori episodi: 3x05 - Tribal, 3x09 - Even God Doesn't Know What to Make of You



5. Fargo, FX
La seconda stagione ispirata all'omonimo film dei Coen aveva il difficile compito di confermare la grande qualità vista l'anno precedente, e dopo l'insuccesso del seguito dell'altra serie evento del 2014, "True Detective", i dubbi e le perplessità erano tante. Ma lo show creato da Noah Hawley non solo è riuscito a confermarsi, ma anche a superarsi, grazie ad una storia più coesa e ad una serie di personaggi indimenticabili, grazie alla impeccabile scrittura ed alle fantastiche interpretazioni del cast, a partire da Kirsten Dunst e Bokeem Woodbine, fino ad arrivare a Nick Offerman e Patrick Wilson.
Migliori episodi: 2x08 - Loplop, 2x09 - The Castle



4. The Jinx: The Life and Deaths of Robert Durst, HBO
La storia di Robert Durst, erede di una delle famiglie più ricche di New York, accusato di due omicidi e primo sospettato per la scomparsa della moglie, raccontata in questa docu-serie firmata Andrew Jarecki: tra dubbi, bugie, processi, inquietanti tic e microfoni accesi, una delle sorprese più incredibili ed agghiaccianti di questo 2015.
Migliori episodi: 1x05 - Part 5, 1x06 - Part 6



3. BoJack Horseman, Netflix
Ho già parlato della seconda stagione di "BoJack Horseman" qui, ma anche a distanza di mesi dalla visione il pensiero non è cambiato: riuscire a mixare comedy e drama, creare personaggi così umani e condire il tutto con una scrittura intelligente e delicata è cosa che pochi show riescono a fare. Una delle migliori serie dell'anno, con uno degli episodi più belli di questi ultimi 12 mesi ed un finale perfetto. L'hype per la terza stagione è alle stelle.
Migliori episodi: 2x03 - Still Broken , 2x08 - Let's Find Out, 2x11 - Escape from L.A.



2. Hannibal, NBC
Il viaggio in Italia e lo scontro con il Red Dragon: sono stati questi gli ingredienti principali della terza e ultima stagione di "Hannibal", che è riuscita a mantenere l'altissimo livello visto un anno fa, nonostante l'obbligatorio cambio di registro nella narrazione, ed a confermarsi come una delle serie migliori degli ultimi anni. Visivamente magnifica, con dei personaggi indimenticabili e delle interpretazioni da urlo, con un grande Hugh Dancy, uno spaventoso Richard Armitage ed un sempre perfetto Mads Mikkelsen.
Migliori episodi: 3x01 - Antipasto, 3x07 - Digestivo, 3x13 - The Wrath of the Lamb



1. The Leftovers, HBO
La serie dell'anno, una delle stagioni migliori della storia delle televisione. La serie basata sul libro di Tom Perrotta ha fatto il salto di qualità definitivo dopo la positiva prima stagione, correggendo i difetti e riuscendo ad ampliare la narrazione ed a renderla imprevedibile, sfruttando a pieno l'enorme talento del cast, con prove superbe da parte di tutti i componenti e capitanato da un immenso Justin Theroux, che ha dato vita ad un protagonista sempre più tormentato, tra i fantasmi del passato, complicate prove da superare, due visite in uno strano hotel e la paura di perdere quanto di buono è riuscito a costruire per la sua famiglia.
Questa seconda stagione è anche la rivincita di Damon Lindelof, che è riuscito a dar prova del suo talento, restando fedele alle sue idee ed al tipo di narrazione che preferisce, dimostrando di aver raggiunto una maturità e una sicurezza che pochi altri autori hanno, grazie anche alla libertà concessa da un canale come la HBO. La terza stagione sarà l'ultima per lo show, avendo così la possibilità di chiudere al meglio la storia e di confermare il posto che "The Leftovers" merita nell'olimpo delle migliori serie di sempre.
Migliori episodi: 2x05 - No Room at the Inn, 2x08 - International Assassin, 2x10 - I Live Here Now


lunedì 21 settembre 2015

Emmy 2015: I Vincitori

Questa notte sono stati assegnati gli Emmy Awards, giunti alla 67esima edizione. Una serata ricca di sorprese e con alcuni momenti emozionanti. Qui di seguito la lista dei vincitori, segnati in grassetto.




MIGLIOR SERIE DRAMA
Better Call Saul
Downton Abbey
Game of Thrones
Homeland
House of Cards
Mad Men
Orange Is The New Black


MIGLIOR SERIE COMEDY
Louie
Modern Family
Parks and Recreation
Silicon Valley
Transparent
Unbreakable Kimmy Schmidt
Veep


MIGLIOR MINISERIE
American Crime
American Horror Story: Freak Show
Olive Kitteridge
The Honorable Woman
Wolf Hall


MIGLIOR FILM TELEVISIVO
Agatha Christie’s Poirot: Curtain, Poirot’s Last Case
Bessie
Grace Of Monaco
Hello Ladies: The Movie
Killing Jesus
Nightingale


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMA
Bob Odenkirk — Better Call Saul
Kyle Chandler — Bloodline
Kevin Spacey — House of Cards
Jon Hamm — Mad Men
Liev Schreiber — Ray Donovan
Jeff Daniels — The Newsroom


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMA
Taraji P. Henson — Empire
Claire Danes — Homeland
Robin Wright — House of Cards
Viola Davis — How To Get Away With Murder
Elisabeth Moss — Mad Men
Tatiana Maslany — Orphan Black


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMA
Jonathan Banks — Better Call Saul
Ben Mendelsohn — Bloodline
Jim Carter — Downton Abbey
Peter Dinklage — Game of Thrones
Michael Kelly — House of Cards
Alan Cumming — The Good Wife


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE DRAMA
Joanne Froggatt — Downton Abbey
Lena Headey — Game of Thrones
Emilia Clarke — Game of Thrones
Christina Hendricks — Mad Men
Uzo Aduba — Orange Is The New Black
Christine Baranski — The Good Wife


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Anthony Anderson — black-ish
Matt LeBlanc — Episodes
Don Cheadle — House of Lies
Louis C.K. — Louie
William H. Macy — Shameless
Will Forte — The Last Man On Earth
Jeffrey Tambor — Transparent


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Lily Tomlin — Grace And Frankie
Amy Schumer — Inside Amy Schumer
Edie Falco — Nurse Jackie
Amy Poehler — Parks And Recreation
Lisa Kudrow — The Comeback
Julia Louis-Dreyfus — Veep


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Andre Braugher — Brooklyn Nine-Nine
Adam Driver — Girls
Keegan-Michael Key — Key & Peele
Ty Burrell — Modern Family
Tituss Burgess — Unbreakable Kimmy Schmidt
Tony Hale — Veep


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE COMEDY
Niecy Nash — Getting On
Julie Bowen — Modern Family
Allison Janney — Mom
Kate McKinnon — Saturday Night Live
Mayim Bialik — The Big Bang Theory
Gaby Hoffmann — Transparent
Jane Krakowski — Unbreakable Kimmy Schmidt
Anna Chlumsky — Veep


MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV
Timothy Hutton — American Crime
Ricky Gervais — Derek
Adrien Brody — Houdini
David Oyelowo — Nightingale
Richard Jenkins — Olive Kitteridge
Mark Rylance — Wolf Hall


MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV
Felicity Huffman — American Crime
Jessica Lange — American Horror Story: Freak Show
Queen Latifah — Bessie
Frances McDormand — Olive Kitteridge
Emma Thompson — Sweeney Todd: The Demon Barber Of Fleet Street
Maggie Gyllenhaal — The Honorable Woman


MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV
Richard Cabral — American Crime
Denis O’Hare — American Horror Story: Freak Show
Finn Wittrock — American Horror Story: Freak Show
Michael Kenneth Williams — Bessie
Bill Murray — Olive Kitteridge
Damian Lewis — Wolf Hall


MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA MINISERIE O FILM TV
Regina King — American Crime
Sarah Paulson — American Horror Story: Freak Show
Angela Bassett — American Horror Story: Freak Show
Kathy Bates — American Horror Story: Freak Show
Mo’Nique — Bessie
Zoe Kazan — Olive Kitteridge


MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE DRAMA
Boardwalk Empire (Eldorado) — Tim Van Patten
Game Of Thrones (Unbowed, Unbent, Unbroken) — Jeremy Podeswa
Game Of Thrones (Mother’s Mercy) — David Nutter
Homeland (From A To B And Back Again) — Lesli Linka Glatter
The Knick (Method And Madness) — Steven Soderbergh


MIGLIOR REGIA PER UNA SERIE COMEDY
Louie (Sleepover) — Louis C.K.
Silicon Valley (Sand Hill Shuffle) — Mike Judge
The Last Man on Earth (Alive In Tucson) — Phil Lord, Christopher Miller
Transparent (Best New Girl) — Jill Soloway
Veep (Testimony) — Armando Iannucci


MIGLIOR REGIA PER UNA MINISERIE O FILM TV
American Horror Story: Freak Show (Monsters Among Us) — Ryan Murphy
Bessie — Dee Rees
Houdini — Uli Edel
Olive Kitteridge — Lisa Cholodenko
The Honorable Woman — Hugo Blick
The Missing — Tom Shankland
Wolf Hall — Peter Kosminsky


MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE DRAMA
Better Call Saul (Five-O) — Gordon Smith
Game Of Thrones (Mother’s Mercy) — David Benioff, D.B. Weiss
Mad Men (Lost Horizon) — Semi Chellas, Matthew Weiner
Mad Men (Person To Person) — Matthew Weiner
The Americans (Do Mail Robots Dream Of Electric Sheep?) — Joshua Brand


MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA SERIE COMEDY
Episodes (Episode 409) — David Crane, Jeffrey Klarik
Louie (Bobby’s House) — Louis C.K.
Silicon Valley (Two Days Of The Condor) — Alec Berg
The Last Man on Earth (Alive In Tucson) — Will Forte
Transparent (Pilot) — Jill Soloway
Veep (Election Night) — Simon Blackwell, Armando Iannucci, Tony Roche


MIGLIOR SCENEGGIATURA PER UNA MINISERIE O FILM TV
American Crime (Episode One) — John Ridley
Bessie — Dee Rees, Christopher Cleveland, Bettina Gilois, Horton Foote
Hello Ladies: The Movie — Stephen Merchant, Gene Stupnitsky, Lee Eisenberg
Olive Kitteridge — Jane Anderson
The Honorable Woman — Hugo Blick
Wolf Hall — Peter Straughan




La sorpresa maggiore della serata è rappresentata dalla vittoria schiacciante di "Game of Thrones", che nella sua stagione più debole è riuscita a portarsi a casa tutti i premi principali, fatta eccezione per il premio alla migliore attrice non protagonista. Nello specifico, sorprendono i premi alla regia e sceneggiatura di "Mother's Mercy", sicuramente non il punto più alto raggiunto dagli autori nel corso di questi anni, e il premio a Peter Dinklage, che resta senza ombra di dubbio il miglior componente del cast e uno dei migliori attori nel panorama televisivo, ma che in questa quinta stagione ha avuto pochissimo spazio, senza riuscire quindi a lasciare il segno come fatto, ad esempio, un anno fa.
Dopo queste tre vittorie era abbastanza prevedibile l'arrivo del premio più ambito: per la prima volta "Game of Thrones" ha vinto come migliore serie drama, e questa scelta dell'Academy sembra quasi un tentativo di dare un riconoscimento a quella che, al momento, è forse la serie più in voga in tutto il mondo, approfittando anche di una concorrenza non troppo agguerrita. Tra le vittorie di ieri sera e quelle conseguite nella notte dei Creative Emmy, la serie targata HBO si è aggiudicata ben 12 premi.




Per quanto riguarda le altre categorie, non sorprende il dominio di Olive Kitteridge tra le miniserie e la divisione nelle comedy tra Veep e Transparent, mentre è stata una piacevolissima sorpresa la seconda vittoria consecutiva di Uzo Aduba, che dopo aver vinto un anno fa si è aggiudicata la statuetta come miglior attrice non protagonista in una serie drama per il ruolo di Crazy Eyes.
Tra i momenti più emozionanti della serata, oltre al sentito discorso di Uzo Aduba, c'è stato il ritorno di Tracy Morgan dopo i problemi di salute e la meritatissima vittoria di Jon Hamm come miglior attore protagonista in una serie drama: non ho seguito "Mad Men" durante la sua messa in onda, ma era chiaro che, dopo le tante nomination, fosse giusto premiare il protagonista di una delle serie di maggior impatto di questi ultimi anni, e l'ovazione e la conseguente standing ovation all'annuncio del vincitore ne sono state la prova.




La serata non ha avuto particolari guizzi comici, fatta eccezione per il sempre fantastico Ricky Gervais, ma Andy Samberg ha comunque provato a dare la sua impronta allo show con il divertente video d'apertura e l'opening.
Così un'altra edizione degli Emmy è passata, sperando in un'annata ricca di grandi serie in vista delle prossime premiazioni.

lunedì 31 agosto 2015

Wes Craven, 1939-2015

Sono ormai passati 14 anni da quando, per la prima volta, ho ricevuto in regalo un dvd, o per essere più precisi, tre: la trilogia di "Scream".
"Scream" è stato il mio primo film horror, è stato il primo film di cui parlare con gli amici, il film che mi ha fatto avvicinare, apprezzare ed amare un genere, sia cinematografico che letterario. E' stato il film che mi ha portato a passare ore nel negozio di videonoleggio della mia città, sbirciando tra la sezione horror, con quel bellissimo misto di paura e curiosità. E' stato uno dei film che ha dato il via alla mia passione per il cinema, e quindi una delle ragioni dell'esistenza di questo blog.
Quindi grazie Maestro, grazie per Ghostface, Freddy e tutti i folli, malvagi antagonisti dei tuoi film, grazie per Nancy, Randy, Gale, Linus e Sidney. Ciao Wes.




giovedì 23 luglio 2015

Serie TV: BoJack Horseman, La Seconda Stagione

Il 17 luglio Netflix ha rilasciato la seconda stagione di "BoJack Horseman", serie animata che segue le vicende di BoJack, cavallo attore tornato alla ribalta grazie alla biografia scritta da Diane Nguyen, ed in procinto di interpretare il ruolo dei suoi sogni, Secretariat.




La prima stagione dello show creato da Raphael Bob-Waksberg, dopo un inizio un pò traballante tipico delle comedy, era riuscita a sorprendere per la capacità di mixare la commedia e il drama in maniera perfetta, andando in profondità nei problemi del protagonista e riuscendo così a regalarci diversi episodi molto intensi ed emozionanti.
L'ottimo lavoro fatto un anno fa dal team di autori viene confermato già dalle scene iniziali della premiere di questa seconda stagione: la sensazione di essere tornati in un posto familiare, rivedere i vari personaggi della serie e rendersi conto di quanto si era sentita la loro mancanza è il segno che lo show ha fatto centro, e da lì in poi non può che essere tutto in discesa.




Ed infatti la seconda stagione di "BoJack Horseman" non solo conferma quanto di buono visto un anno fa, ma riesce anche a superarsi: lo spettatore è ormai abituato al tipo di comicità, quindi le battute funzionano di più, ed il lato drama è ancora più presente, andando sempre più in profondità nell'analizzare i sentimenti ed i problemi dei personaggi, dando vita a diversi momenti toccanti, come con l'episodio dedicato al funerale di Herb e la caccia al tesoro che riunisce il cast di "Horsin' Around", una puntata impreziosita anche dall'uso dei flashback, creando quell'atmosfera malinconica che ha contraddistinto la prima stagione.
Atmosfera che resta sempre viva nell'arco di tutti e dodici gli episodi, non solo per le vicende di BoJack, preso tra un nuovo amore ed i problemi nella realizzazione del film, ma anche per tutti gli altri personaggi: delle varie storyline presenti in questa stagione, spiccano i problemi matrimoniali tra Mr. Peanutbutter e Diane, e le vicende lavorative e sentimentali di Princess Carolyn. La scelta di rendere la serie ancora più corale rispetto ad un anno fa si è rivelata vincente, creando anche con gli altri personaggi una serie di scene ed episodi di grande impatto.




Un anno fa, la serie aveva sorpreso dando il meglio di se con gli ultimi due episodi; con questa seconda stagione, gli autori sono riusciti invece a regalare cinque puntate finali incredibilmente profonde, andando a toccare tutte le corde emozionali possibili, analizzando a fondo i rapporti tra BoJack e gli altri personaggi, da quello con Wanda, nuovo interesse amoroso del protagonista, passando a quello con Todd fino ad arrivare a quello con Mr. Peanutbutter, e dando vita ad alcune scene, e in certi casi ad interi episodi, altamente cinematografici, come ad esempio nella puntata dedicata al game show e quella del viaggio del protagonista verso un possibile happy ending.




Uno dei pregi maggiori della prima stagione dello show era stato quello di creare alcuni fantastici personaggi secondari, pregio confermato anche con i nuovi dodici episodi: su tutti spiccano Vincent Adultman, sempre sinonimo di momenti esilaranti, Character Actress Margo Martindale, ormai una sicurezza quando si tratta di aiutare il protagonista in imprese complicate, e Charlotte, protagonista dell'episodio più bello della stagione e che, già nella breve apparizione di un anno fa, colpisce grazie anche al fantastico lavoro di Olivia Wilde.
A questo proposito, è da elogiare il lavoro di tutto il cast di doppiatori, capitanati da un grande Will Arnett, che meriterebbe qualsiasi riconoscimento per la gamma di emozioni che riesce a trasmettere, senza contare la preziosa aggiunta di diverse famosissime guest star.




"BoJack Horseman" è riuscita quindi a confermarsi ed a superarsi, imponendosi come una delle migliori serie dell'anno.




Migliori episodi: 2x03 - Still Broken , 2x08 - Let's Find Out, 2x11 - Escape from L.A.

Voto stagione: 8/9

sabato 18 luglio 2015

Serie TV: Hannibal 3x01 / 3x07 - Il Viaggio in Italia e il Rapporto tra Hannibal e Will

La terza stagione di "Hannibal" ha raggiunto un punto cruciale con il settimo episodio, "Digestivo", che chiude tutte le storyline aperte dall'inizio della serie ad oggi, e aprendo la strada per uno degli archi narrativi più famosi collegati al personaggio creato da Thomas Harris.
Ma come sono stati questi primi sette episodi della stagione? Dopo lo sconvolgente finale di un anno fa, con Hannibal in fuga e il destino degli altri personaggi in bilico, le aspettative erano molto alte, e la domanda principale era se lo show sarebbe riuscito a mantenere lo stesso altissimo livello dovendo, per forza di cose, cambiare lo stile della narrazione, buttandosi a capofitto nella trama principale.




La risposta è si, Bryan Fuller ce l'ha fatta: nonostante un inizio difficile, dovendoci mostrare le conseguenze dei fatti di "Mizumono" e, chiaramente, il destino di tutti i personaggi, la serie è riuscita a confermarsi e, in certi casi, addirittura a superarsi, con una messa in scena incredibile, creando, attraverso lo splendido lavoro in fase di regia e dell'uso della fotografia, momenti che rimangono indelebili nella mente dello spettatore, osando come mai nessuno aveva fatto su un canale generalista.
Fuller e il suo team di sceneggiatori hanno infatti continuato sulla strada intrapresa già dal pilot, non mettendo freno alle loro idee ed andando a toccare vette di violenza e contenuti non adatti ad un canale come la NBC, quasi a mò di sfida. La rete del pavone ha alla fine deciso di cancellare la serie, addirittura spostandola anche nel palinsesto ad una giornata morta come il sabato: un destino già scritto da più di un anno, ed una scelta che rischia di privarci di una serie unica nel palinsesto televisivo. Ma di questo, ne parleremo dopo.




Tornando alla trama di questa prima parte di stagione, la scelta di modificare e plasmare le vicende narrate in "Hannibal" (terzo libro della saga e film con protagonisti Anthony Hopkins e Julianne Moore) è stata azzeccatissima, riuscendo, a mio modo di vedere, a superare di gran lunga il materiale originale, confermando, una volta per tutte, come la serie sia l'adattamento migliore delle storie del dottor Lecter.
Le vicende in Italia, nonostante alcune imperfezioni sulle traduzioni e alcune evitabili scelte di casting, hanno dato vita ad episodi capolavoro come "Antipasto", "Contorno" e "Dolce", grazie soprattutto a quella che è un'altra componente fondamentale per la riuscita dello show: le interpretazioni del cast, con un Laurence Fishburne forse mai così bravo nella serie, l'ottimo ingresso di Fortunato Cerlino, interprete di Rinaldo Pazzi, il solito fantastico Hugh Dancy, la bravissima Gillian Anderson e, soprattutto, l'immenso Mads Mikkelsen.




L'attore danese, nel corso di questi sette episodi, è riuscito a mostrarci tutti i lati possibili di Hannibal, facendoci sorridere col suo macabro umorismo durante la cena con il professor Sogliato, sorprendendoci con gli improvvisi momenti di violenza, come nella scena della morte di Pazzi o nel primo episodio, e facendoci commuovere, con l'addio a Will e quell'ultima frase, "I want you to know exactly where I am, and where you can always find me", che chiude il cerchio e mette la ciliegina sulla torta sul vero punto di forza della serie, lo straordinario e complicatissimo rapporto tra i due protagonisti, approfondito alla perfezione nel corso di questi tre anni e rappresentato al meglio, tra dubbi, tradimenti e sentimenti fortissimi dal viaggio di Will in questi sette episodi, con l'apice del primo incontro tra i due dopo i fatti di "Mizumono" in una scena recitata magistralmente.




Parlando di questi sette episodi, è giusto menzionare anche uno dei villain più viscidi e volgari della storia della televisione: un sempre più repellente Mason Verger, quest'anno interpretato dal convincente Joe Anderson, protagonista indiretto di uno dei momenti più scioccanti visti nel corso di queste tre stagioni durante "Digestivo".
A questo proposito, la storia tra Margot e Alana ha lasciato inizialmente perplessi, ma è stata in realtà l'ennesima trovata azzeccata di Fuller, unendo due personaggi che, per motivi diversi, si trovavano in condizioni disperate, contro un nemico comune.




Tornando al discorso della cancellazione da parte della NBC, dal giorno dell'annuncio si susseguono ipotesi e smentite sul possibile proseguimento della serie su un'altra emittente o piattaforma: dal Comic-Con di San Diego abbiamo saputo, tramite le parole di Bryan Fuller, che lo show non continuerà ne su Netflix ne su Amazon, e che, visto l'amore per lo show da parte di tutto il team di "Hannibal", tra sceneggiatori, produttori e attori, non è da escludere la possibilità di un film finale. Lo showrunner ha però aggiunto che l'ultimo episodio di questa stagione potrà funzionare anche come series finale.




Non ci resta quindi che aspettare notizie in merito, ed a prepararci per settimana prossima, con l'inizio della fine e l'arrivo di uno dei nemici più famosi della mitologia di Hannibal: Francis Dolarhyde.