lunedì 26 maggio 2014

Recensione: Hannibal 2x13 - Mizumono (2)

Dopo il commento a caldo al finale di stagione di Hannibal, in cui analizzavo a grandi linee gli avvenimenti dell'episodio, mi sono accorto di non aver dato abbastanza peso ad alcuni punti al di fuori della pura narrazione degli eventi.
Mi riferisco in particolar modo alle interpretazioni dei due attori principali; ho parlato brevemente di Mads Mikkelsen nelle recensioni precedenti, ma credo che dopo "Mizumono" sia necessario far risaltare la prova di quello che a mio avviso è, al momento, uno degli attori migliori al mondo.




Interpretare un ruolo iconico non è mai facile, che sia un personaggio letterario, una persona realmente esistita o un supereroe; riprendere un ruolo che viene automaticamente collegato ad una delle interpretazioni più osannate della storia del cinema, quella di Anthony Hopkins ne "Il Silenzio degli Innocenti", è ancora più difficile.
Mikkelsen è invece riuscito nell'impresa, costruendo un personaggio che mantiene le caratteristiche principali già viste nelle altre trasposizioni, ma allo stesso tempo rendendolo unico, senza diventare la copia di qualcun'altro e senza mai esagerare nei toni.
Perchè è questo uno degli aspetti che rende la sua performance grandiosa; ad oggi, sembra che per interpretare uno psicopatico o un serial killer sia necessario esagerare, urlare, fare espressioni strane e gesticolare. Così facendo, spesso si ottiene l'effetto opposto rispetto a quello che dovrebbe trasmettere il personaggio: vediamo in scena delle macchiette, personaggi folli che invece sembrano solo stupidi.
In "Hannibal" abbiamo di fronte un uomo intelligente, posato e sempre in controllo della situazione, ma che sa essere spietato e letale come nessun'altro. Ed è grazie alla scrittura sempre perfetta e ad un attore fantastico, ci troviamo di fronte ad uno dei personaggi migliori visti negli ultimi anni in televisione.
Se esistesse la meritocrazia, Mikkelsen dovrebbe quanto meno ricevere una nomination agli Emmy, ma probabilmente non succederà.

Da menzionare anche la performance di Hugh Dancy; nonostante il fascino innato dell'antagonista, l'attore è riuscito a farci empatizzare con l'eroe, a farci dispiacere quando nella prima stagione Hannibal lo portava sempre più a fondo, e a farci tifare per lui quest'anno, con il lento ritorno dei ricordi e la consapevolezza di aver sempre avuto ragione.
Will è un eroe imperfetto, ma che capisce che l'unico modo per smascherare il nemico è quello di far leva proprio sulla sua imperfezione, gettandosi nella spirale di follia di Lecter.
Lo scontro tra i due personaggi nell'ultima puntata è il momento più importante visto fin'ora nella serie, e i due attori sono riusciti a trasmettere al meglio tutte le emozioni ad esso collegate; da pelle d'oca l'abbraccio e l'accoltellamento di Hannibal a Will; spezza il cuore la reazione di quest'ultimo alla vista di Abigail ferita.




Breve appunto anche sul comparto tecnico: quest'anno "True Detective" ha colpito, oltre che per le grandi interpretazioni attoriali, per il lavoro sulla fotografia e la regia, e in linea più generica sulla messa in scena; in "Hannibal" si trova tutto questo, ma portato ad un livello superiore.

Tornando al finale di stagione, la reazione a caldo dopo la visione era di aver assistito ad una delle cose migliori mai passate in televisione; a mente fredda, non resta che confermare: "Hannibal" ha fatto il salto di qualità definitivo, che lo porta nell'olimpio delle migliori serie tv, e "Mizumono" è senza dubbio uno dei migliori episodi televisivi mai realizzati.


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